Ultima modifica: 1 Luglio 2020
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La vita quotidiana al tempo del coronavirus: le parole delle bambine e dei bambini.

Siamo al tempo della cosiddetta “didattica a distanza”, e noi insegnanti ci stiamo prodigando, con grande sforzo e notevole impiego di tempo e  mezzi, a mantenere il contatto con i nostri studenti. Niente, però, che possa lontanamente avvicinarsi alla scuola vera, quella in cui una comunità si riunisce ogni mattina in un “corpo a corpo” che dà senso e forza  a quel poco o tanto di cultura che costruiamo stando insieme.

Non potendoli incontrare ho chiesto, allora, ai miei alunni e alle mie alunne  di scrivere di sé, di come è mutata la loro vita in questo triste e difficile periodo; di parlare dei loro sentimenti, delle loro preoccupazioni e delle loro speranze, ed ecco riportati qui alcuni dei loro pensieri.

“Non molto tempo fa eravamo felici a festeggiare il Carnevale e ora eccoci qui, costretti a starcene rintanati  in casa senza poter uscire a causa di questo brutto virus”, “un virus che è entrato nella nostra vita separando famiglie e tenendoci lontano anche dagli affetti più cari”.

La vita dei bambini, come quella di tutti, ne è stata travolta e ne è uscita stravolta.

“Tanto per cominciare”, dicono tutti, “non andiamo più a scuola e la “didattica a distanza” non è affatto la stessa cosa. Ci mancano tanto le nostre mattinate tutti insieme a imparare, a ridere, a scherzare e, perché no, anche a litigare fra di noi”. Un bambino confessa: “Mi sono sempre lamentato della scuola, dei compiti, dei maestri, del fatto che dovessi alzarmi presto… e quando ho sentito che chiudevano la scuola ho esultato: finalmente senza scuola! Poco alla volta, però è subentrata la noia e la frustrazione e ora sento che tutto quel mondo, che pensavo non mi piacesse, adesso mi manca, e mi manca tanto!”. E un altro: “All’inizio mi piaceva l’idea di stare tutto il giorno a casa, ora però, tutto ciò è diventato monotono e noioso!”.

Poi, sentono la mancanza delle altre relazioni sociali e affettive: “con i nonni, innanzitutto, e poi con tutti gli altri familiari e con gli amici”. Ma più di ogni altro, manca loro il poter stare all’aperto, a giocare, a correre. Una bambina afferma con forza: “Io ODIO questa condizione e la trovo avvilente perché ora  il fuori più fuori di tutto è il balcone di casa”.

“Ora ogni giorno è uguale all’altro e sembra di essere sempre nello stesso giorno”. E una bambina aggiunge, con involontaria ironia: “Ora che non vado più a scuola, al mattino invece di ascoltare i racconti sempre nuovi del mio maestro, o le lezioni delle mie maestre, mi tocca ascoltare il suono dell’aspirapolvere di mia madre”. E a rinforzo, un altro: “Cosa faccio? Mi alzo e  do fastidio alle mie sorelle”.

Ho chiesto loro se ci sono degli aspetti positivi anche in questa situazione  e tutti hanno risposto allo stesso modo: “Finalmente abbiamo più tempo per stare tutti insieme in famiglia e questo è davvero bello: prepariamo da mangiare, giochiamo, parliamo fra di noi”. E soprattutto: “Vivo le  mie giornate con più calma, senza orari da rispettare e senza l’ansia e la paura di essere sempre in ritardo”. Una bambina argomenta: “In questo periodo il mio papà non lavora e resta a casa così io posso stare più tempo con lui, conoscerlo meglio e giocare con lui”.

E poi in tutte le case fioriscono intense attività culinarie: “Ogni giorno la mia mamma prepara cose buonissime: pasta, focacce, cornetti, biscotti, ciambelle, pane e tante altre cose”

Ma quali sono i sentimenti e le emozioni che affiorano maggiormente nell’animo dei nostri bambini? Ecco le loro parole: “In questo momento mi sento molto triste e non riesco a parlarne con nessuno. Vedo il vuoto nelle strade, ascolto il telegiornale, capisco che la situazione è grave e provo un grande spavento”; e un’altra: “Provo tanta tristezza e ne parlo spesso con mamma che mi consola con un abbraccio”. E ancora: “Mi sento triste e ho paura di non farcela a sopportare questa condizione. Non riesco a capire perché dobbiamo vivere tutto questo. Chi l’ha voluto? L’ho chiesto alla mia mamma e lei mi ha detto di non preoccuparmi e che presto tutto ciò sarà solo un brutto ricordo!”. E infine: “Sono così stanca che segno con una x sul calendario i giorni che passano!”.

E poi ci sono le paure e le preoccupazioni. Paure condivise e generalizzate: “Mi preoccupa di più il fatto che possa succedere qualcosa a qualcuno della mia famiglia”, “ Che possiamo essere contagiati anche noi”. “Alcune volte vedo negli occhi di mia madre e di mio padre tanta preoccupazione e da ciò capisco che la situazione è davvero molto grave”.

E le precauzioni da prendere: “Mi lavo le mani almeno venti volte al giorno”; oppure: “Quando papà torna a casa, dopo aver fatto la spesa, succede il finimondo: io gli apro la porta, mia sorella gli porta scarpe e vestiti puliti e mia madre disinfetta tutto”.

E poi ci sono paure più specifiche: “Sono tanto in ansia per la mia mamma che lavora in ospedale come infermiera, e proprio in un reparto di anestesia e rianimazione”.

Alla domanda “Cosa possiamo fare noi?”, la risposta di tutti è forte e decisa: “Restare a casa! Per evitare che il contagio possa espandersi”.

Qual è il loro desiderio più grande? Anche qui la risposta è pressoché  univoca: “Che questa epidemia passi al più presto e che possiamo tornare alla normalità”, “Così potremo riabbracciare tutti i nostri parenti, i nostri amici, e tornare, finalmente, alla vita vera!”

 

Il maestro P. Polignano e gli alunni della 4 F e 4 G dell’I.C. “De Gasperi – Stefano da Putignano”




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